La terza dose del vaccino anti covid 19 è indubbiamente il tema che ci sta più a cuore in questo momento. La galoppante ripresa dei contagi ci rende fragili e al contempo ci pone davanti a una serie di domande che in questa intervista abbiamo rivolto al Dr. Valerio Veglio, esperto in malattie infettive, febbre di origine sconosciuta, endocardite, malattie tropicali, osteomielite, infezioni virali, infezioni genitali. Laureato in medicina e chirurgia all’Università di Torino, il Dr. Veglio si è specializzato successivamente all’Università di Milano in malattie infettive e tropicali. Nel 2006 è stato Primario Emerito dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino dopo una lunga carriera iniziata come assistente nel 1972. Sempre nel 2006 è stato consulente per il CMDI – Coordinamento Rete Interregionale Malattie Rare del Piemonte e della Valle D’Aosta presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni Battista di Torino. Tre anni dopo ha ricevuto l’incarico di Direttore del Raggruppamento Riabilitazione Neuromotoria e Lungodegenza della Casa di Cura Villa Serena di Piossasco in provincia di Torino. Il Dr. Veglio vanta anche numerose presenze a congressi internazionali dal tema: “L’infettivologia” con una lunga serie di pubblicazioni scientifiche. Ringraziamo dunque il Dr. Valerio Veglio per avere reso possibile questa intervista capace di rispondere a tanti interrogativi dettati da un momento che ritorna ad essere difficile per la nostra salute e la convivenza collettiva.
Dr. Veglio, che idea si è fatto della terza dose del vaccino anti Covid? Lo ritiene indispensabile per tutti?
“Alla luce di quanto sta avvenendo (efficacia della protezione in oltre il 90% dei vaccinati, eventi avversi estremamente rari, più o meno rapida riduzione dell’immunità documentata dai dati sierologici in successione, non ipotizzato effetto booster da eventuale infezione contratta dopo negativizzazione sierologica, come avviene per il vaccino per HBV), mi pare non vi siano dubbi sulla necessità della terza dose di vaccino prima della scomparsa dell’immunità, quindi, mediamente, dopo 6-8 mesi dalla seconda dose”.
Cosa pensa della pillola contro il Covid? E’ ancora prematuro farne affidamento?
“E’ certamente ancora prematuro considerarla come terapia efficace che consenta di evitare la copertura vaccinale”.
Siamo in un periodo dell’anno in cui facciamo il vaccino antinfluenzale. Ci dicono che è addirittura possibile fare contemporaneamente anche il vaccino contro il Covid senza timore di controindicazioni. E’ così?
“Non ci sono controindicazioni alla somministrazione ravvicinata o contemporanea del vaccino antinfluenzale e anticovid”.
A chi nelle prime due dosi gli era stato iniettato il vaccino Pfizer, è consigliabile continuare con lo stesso tipo anche per la terza dose?
“Non ci sono vantaggi o rischi, sia per l’efficacia, sia per gli effetti collaterali, a schemi uniformi o misti di vaccinazione anticovid”.
A cosa è dovuto questo ritorno di contagi e ricoveri allarmanti in Europa?
“Sicuramente alla incompleta copertura vaccinale. Più è ampia, meno si avverte l’ondata di nuovi casi”.
E’ vero che in Italia ci sarà il picco di contagi intorno ai mesi di dicembre e gennaio prossimo?
“E’ possibile che nell’intervallo fra le seconde e le terze dosi, se prolungato oltre i 6-8 mesi, in ragione delle singole coperture, variabili per motivi legati all’intensità e alla durata della risposta individuale e alla impossibile contemporaneità delle somministrazioni nella popolazione, possa crearsi una situazione di calo più o meno diffuso della copertura vaccinale, con conseguente più o meno ampia ripresa della circolazione del virus. Tale circostanza potrebbe verificarsi effettivamente nei prossimi mesi, se calasse l’attenzione sulle rivaccinazioni”.
Perché passati i sei mesi dalla seconda dose di vaccino si torna a non avere neanche un po’ delle difese immunitarie capaci di contrastare il virus?
“E’un fisiologico decremento dell’immunità, come avviene per molti altri vaccini ed infezioni naturali. Non tutte le situazioni sono, comunque, sovrapponibili, per motivi legati alla risposta individuale e alle variabili dell’antigene somministrato”.
Secondo lei Dr. Veglio, quanto tempo ci vorrà ancora affinché si possa fare un vaccino annuale o addirittura definitivo, capace di immunizzarti al 100%
“Non credo che ci sia una risposta definitiva e condivisibile a questo quesito. Personalmente immagino che si entrerà in una prolungata fase di endemia condizionata dalla copertura vaccinale di popolazioni omogenee e dalle mutazioni del virus, di solito più dirette alla diffusibilità e meno alla virulenza”.
Per finire Dr Veglio, pensa che solo la scienza e la ricerca possono dare le risposte che il mondo attende sulla battaglia al Covid, oppure siamo tutti noi come popolazione che dovremmo cercare di affidarci maggiormente a loro per vincere definitivamente il virus?
“Si, solo la ricerca potrà vincere una battaglia così importante, come finora ne ha vinte molte altre. Più il nostro atteggiamento sarà fiducioso e responsabile, prima chiuderemo questa partita in attesa della prossima”.
Salvino Cavallaro